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Francesca Leone è una cantante barese con una voce molto raffinata e possiede la rara capacità di trasmettere in maniera convincente le emozioni e le sfumature tipiche della bossa nova.
Undici brani tutti della tradizione brasiliana compongono questo brillante lavoro che spicca sia per le qualità sonore ed esecutive di altissimo livello, sia per una grande ricchezza ritmica, che riesce ad andar oltre ai canoni standardizzati del modello riproposto, spaziando spesso con agilità tra diverse tessiture ritmico-melodiche.
La fruttuosa presenza, poi, di due eccellenti musicisti del calibro di Guido Di Leone e di Eddy Palermo, ha aiutato la formazione ad instradarsi lungo percorsi mai banali, ricchi di assoli molto ispirati ed accattivanti, la cui massima espressione è riscontrabile nella fantastica "Deixa". Da sottolineare anche i cammei regalati dal lirico Renato D'aiello, che col suo caldo e suadente sassofono tenore riporta alla mente antiche sonorità "stangetziane".
Sebbene sia un disco senza dubbio di facile fruibilità, tuttavia, non ci troviamo in presenza dell'ennesimo banale tentativo di creare una nuova onda rivoluzionaria basata sul ritmo brasiliano della bossa nova, bensì di un ottimo lavoro, molto elegante, intenso, pieno di nuances liriche, sotto il segno della semplicità e della poesia.
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DISCHI:
IL BRASILE IN CASA PROPRIA
di Maurizio Mazzacane
Guido Di Leone è un vecchio amico del Brasile.
Inseguito (e riproposto) con la chitarra nelle notti
di note e nelle atmosfere di un disco. Di tre dischi:
quelli condivisi con Paola Arnesaano e Mario Rosini
(«Abrasileirado») o, qualche tempo più
avanti, con la stessa vocalist e il percussionista Enzo
Falco (è il progetto "Trio De Janeiro")
e con il gruppo allargato di Paola Arnesano («Falando
de Jobim»). Tre registrazioni, quelle, eseguite
in uno studio: come qualsiasi altra, del resto. Ma i
tempi si evolvono e la tecnologia avanza. Anzi, emigra.
In casa propria, magari. E sì, perché
il quarto tributo alle sonorità oroverdi del
chitarrista barese si compie (e si realizza) tra le
pareti del suo domicilio, in una stanza opportunamente
preparata. Proprio come se fosse una sala di registrazione.
Incensando il concetto di autoproduzione: uno dei segni
distintivi di questi tempi autarchici, dove è
necessario arrangiarsi per non soffrire. E uno degli
ingredienti della Puglia musicale che pulsa, che fermenta
sempre più.
A proposito: il suo ultimo lavoro è firmato dalla
Fo(ur), etichetta che lo stesso Di Leone ha inaugurato
e lanciato da un paio di anni con alcuni compagni di
musica, come Mino Lacirignola e Larry Franco. E, allora,
l'autoproduzione è davvero totale. Come lo stesso
cd («Bossa na Minha Casa», «Bossa
a Casa Mia») si sforza di sottolineare: cominciando
dal titolo. E passando per le foto di copertina e per
le note scritte a margine: «Siamo seduti sul divano
bianco dopo aver ascoltato i dischi di Baden Powell.
la pasta bolle in pentola. Guido prende la sua chitarra
classica e comincia a suonare qualche brano di bossa.
E se provassimo a registrare con il cd recorder questo
incontro tra amici? Sono le 23,30 e tutto è pronto».
Le tracce sono quattordici: si va da "Samba de
Verão" di Menescal (interpretata in inglese
dalla voce di Francesca Leone) a "Chove Chuva"
di Jorge Ben, da "Brigas Nunca Mais" della
"dupla" Jobim-De Moraes alla meno ripercorse
"Reza" di Edu Lobo e "Samba de Duas Notas"
de Luís Bonfá, dalla più leggera
"Chiclete con Banana" di Gilberto Gil alle
più popolari "Bim Bom" e "Um Abraço
no Bonfá" di João Gilbero, "Você
e Eu" di Carlinhos Lyra, "Samba da Minha Terra"
di Dorival Caymmi, "Este Seu Olhar", "Berimbau",
"O Pato" e - poteva disertare? - "Garota
de Ipanema". E il prodotto - come dicevamo, fortemente
artigianale, nell'accezione migliore del termine - è
assolutamente credibile.
Pugliese è anche il resto del quartetto ritrovatosi
in circostanze più o meno casuali esattamente
un anno fa (ma la masterizzazione avverrà più
avanti, nel novembre del 2007, così come il completamento
della produzione, ad inizio di quest'anno): detto della
chitarra di Guido Di Leone e di Francesca Leone (che
continua a spiare le tonalità brasiliane con
un'altra formazione, quella dei Marchio Bossa), ecco
il contrabbassista castellanese Bepppe De Lilla e il
batterista barese Fabio Delle Foglie: per l'occasione,
assorbito da rullante e charleston. Intanto, «la
città dorme, pioviggina, noi suoniamo, relax
e saudade si diffondono per la stanza. Sono le 3,30.
Forse, in studio, non avremmo registrato questi brani,
forse ovvi e scontati, forse avremmo cercato a tutti
i costi perfezione di suoni, dinamiche. Ma questa volta
ci piace così. Ci salutiamo contenti e rilassati.
Ecco "Samba na Minha Casa"».
Bossa na minha casa (Fo(u)r, 2008)
17
febbraio 2008
http://www.levignepiene.com/recensioni.php?rec_id=212 |
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Prendi
una bella voce, affidala al repertorio di uno dei maggiori
songwriter americani: Jimmy Van Heusen, convoca tre
ottimi strumentisti, ed il gioco è fatto….
Magari fosse così semplice fare un bel disco!
Non è retorica affermare che spesso le idee nate
quasi per caso risultino poi vincenti. Questo è,
in parte, ciò che è accaduto con il disco
“All the Way”
di Francesca Leone, un debutto che
fa gridare: “alla faccia dell’esordio!”
L’omaggio all’arte di Jimmy Van
Heusen è un’intuizione encomiabile,
sapientemente appoggiata in questo progetto da Guido
Di Leone (il destino evidentemente li ha uniti
anche nel cognome!), chitarrista dal tocco fidato e
dallo swing irrefutabile.
Dalle tracce del disco scaturisce un lavoro di grande
interesse, un suono raffinatamente jazz che mai si adagia
su interpretazioni o arrangiamenti scontati, offrendo
una musica dalla solida struttura, non risultando inarticolata
o eccessivamente ornamentale, permettendo alla bella
voce di Francesca di scorrere via leggera, regalandoci
nitori sonori decisamente gradevoli. Il suo è
Un vocalese vellutato ed assai raffinato che mai si
smarrisce in nessun contesto sonoro, dimostrando grande
talento. Calde le interpretazioni della Nostra, in grado
di immergersi fino in fondo nei testi eseguiti, fugando
ogni dubbio e rivelando tutte le sfaccettature ed i
chiaroscuri: armonie ricercate eseguite in modo naturale,
seguendo ogni piegatura melodica, traendo forza da ciò
che di più profondo ed intimo possa esistere.
Una vocalità di stampo americano, curata, autorevole
e precisa, nessun timore di farsi sopraffare da realizzazioni
quali la stessa “All
the Way”, eseguita con magistrale
rigore, oppure “The
Tender Trap”, o il particolare
omaggio blues a Van Heusen, scritto
a due mani da Francesca e Guido, dal titolo “Chester
Blues”. Da segnalare davvero l’ottimo
apporto ed interplay, anzi “tiro bluesy”
come lo definisce la stessa Leone, di Teo Ciavarella al piano e Aldo Vigorito alla batteria.
Eloquenti credo siano alcune parole di Paola
Arnesano estrapolate dalle linear notes del
disco: “una voce pulita, sincera e senza ostentazioni,
come è giusto che si tratti qualcosa che si ama”.
Ottimo esordio Francesca!
Franco GIUSTINO per Jazzitalia |
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Ciao
Francesca, soltanto in questi giorni ho potuto ascoltare
il tuo omaggio a Jimmy Van Heusen uno degli autori,
tra l'altro, da me preferiti nella già vasta
rosa di personaggi di una stagione ahinoi irripetibile.
Mi avrebbe fatto estremamente piacere anche poter scrivere
di te con una recensione... nel mare magnum dell'iperproduzione
discografica jazzistica, specialmente italiana, capita
abbastanza raramente di imbattersi in un disco "pulito"
e fortemente ispirato come il tuo "all the way".
Apprezzabile la scelta del repertorio, i compagni di
viaggio che conosco da tempo e stimo per la loro linearità
artistica, ma principalmente una lode al tuo coraggio
di affrontare gli standards da sempre terreno formativo
per chi fa questa musica anche se per molti restano
quasi snobbisticamente qualcosa da superare a piè
pari, ma sappiamo benissimo che senza tradizione non
c'è innovazione...anche nel jazz. Spesso tra
le voci ci si inerpica frequentando sentieri sonori
e vocali troppo arditi pur di dimostrare doti che non
necessariamente risiedono nella cosiddetta avanguardia
ed altrettanto necessariamente non è con l'avanguardia
che si sempre ricerca. La tua voce ha una nitidezza
espressiva che spero ti porti molto lontano in questa
avventura ed un background carismatico per le eco di
eccellenti colleghe che ti hanno precedute. Una voce
limpida che non ha timore di scandire i testi ed un
vocaleese sciolto che incita al trasporto ed alla comunicativa
strumentale come, almeno io, non ascoltavo da tempo
tra le nuove leve.
Insomma, non sto a citarti questa o quella interpretazione
dei brani del disco ma a ribadirti che per me le carte
in regola ci sono tutte
qualcuno ha detto che il destino di un uomo è
il suo carattere
per te sicuramente vale anche il cognome
ad maiora!
Enzo Gravante
giornalista professionista free lance |
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